L’agente eziologico di questa patologia è un arbovirus , in particolare un flavivirus (lo stesso che causa ad esempio la Dengue). In generale si tratta di una zoonosi, ma in determinate condizioni può essere trasmessa all’uomo. Tale patologia è presente tra il quindicesimo parallelo nord ed il decimo parallelo sud in America ed in Africa. È assente in Asia anche se ci sono diverse specie di zanzare che potrebbero fungere da vettore. L’area geografica interessata è comunque in espansione (negli anni ’30 si era quasi riusciti a debellarla grazie alla lotta contro Aedes aegypti, ma negli ultimi anni il degrado ecologico ha portato ad un incremento nel numero di vettori), soprattutto in Africa, dove la trasmissione avviene principalmente nelle zone di Savana, più raramente nella foresta equatoriale. In sud America gli episodi sono più sporadici e interessano di solito agricoltori o soggetti che lavorano nella foresta. Il virus in Africa è generalmente trasmesso tra la popolazione di scimmie della foresta dal vettore Aedes Africanus. Vengono descritti diversi cicli di infezione; ad esempio c’è un “ciclo forestale” che mantiene il reservoir del virus nella popolazione di scimmie. Talvolta le scimmie si spingono al confine della foresta per cercare cibo ed in queste occasioni possono essere punte da altre specie di Aedes tra cui A. bromeliae, che può trasmettere il virus sia ad altre scimmie che all’uomo; si ha così il “ciclo rurale”. I soggetti umani infetti poi possono essere punti da Aedes aegypti e, durante i loro eventuali spostamenti in aree urbane, possono trasmettere il virus attivando il “ciclo urbano”. In America (centro e sud) il ciclo di tale virus è molto simile a quello africano, anche se il vettore principale del “ciclo forestale” sono diverse specie di Haemagogus (e anche alcune specie di Aedes). Quando l’uomo si avventura nella foresta per le proprie attività può essere punto da un vettore infetto e propagare così l’infezione in un “ciclo urbano”, veicolato in genere da Aedes aegypti. L’uomo non costituisce l’ospite definitivo bensì un serbatoio del virus. In ogni caso va sottolineato che il contagio di turisti (che rimangono esposti per brevi periodi) è abbastanza raro. Il sangue di soggetti infetti presenta viremia già 2-3 giorni prima della comparsa dei sintomi, e prosegue per 3-5 giorni dopo la guarigione clinica. Le zanzare sono infette a partire da 9-12 giorni dopo il contatto (e restano tali per il resto della loro vita).


Sintomi

Il periodo di incubazione dura 3-6 giorni e generalmente non si hanno sintomi particolari. Talvolta però ci possono essere gravi manifestazioni cliniche con febbre, brividi, cefalea, iperemia congiuntivale, dolore lombare, mialgia, nausea. Si può avere una remissione dei sintomi per circa 24 ore, a cui può seguire una “fase tossica” con ricomparsa della febbre , proteinuria, oliguria ( urine molto scarse, sotto i 100 cc/die), acidosi e poi segni di compromissione epatica (ittero, coagulopatie ed emorragie, fino al coma epatico) e deficit neurologico (delirio, convulsioni, coma).


 Diagnosi

  • Esami ematochimici che dimostrano la presenza di leucopenia, trombocitopenia, aumento della bilirubina diretta, delle transaminasi, del tempo di coagulazione (INR, protrombina, tromboplastina), dell’ azotemia e della creatinina. Diminuzione del fattore VIII della coagulazione e del fibrinogeno.
  • Esami microbiologici: PCR per evidenziare l’RNA virale durante la fase acuta.
  • Test ELISA per cercare le IgM specifiche (entro 5 giorni dalla comparsa della malattia).

Trattamento

La terapia è sintomatica e di prevenzione delle eventuali complicanze, perché comunque non esiste una terapia specifica antivirale : in linea di massima si utilizzano interferone e ribavirina. In casi molto gravi, e se le condizioni cliniche lo consentono, può essere indicato il trapianto di fegato. Il 50% dei soggetti in fase tossica muore entro 2 settimane, ed il tasso di mortalità è più alto tra i giovani. La precoce comparsa di alcuni segni (es. ittero o aumento delle transaminasi) indica una prognosi negativa. Negli individui che superano la fase tossica può svilupparsi insufficienza renale.


 Vaccino

Si utilizza un vaccino vivo attenuato, preparato da colture virali su embrioni di pollo. La vaccinazione prevede una singola somministrazione sottocutanea, ed è attiva dopo 7-10 giorni. In soggetti esposti all’ infezione il vaccino va ripetuto ogni 10 anni, ma normalmente copre per molti anni (circa 30). Le controindicazioni riguardano soggetti che hanno allergie alle uova (se devono recarsi in zone ad elevata esposizione sarà opportuno eseguire delle prove di compatibilità dei vari componenti del vaccino), e donne in gravidanza, anche se non ci sono reali indicazioni di tossicità per il feto.