FILARIOSI LINFATICA

Wuchereria bancrofti, Brugia malay e Brigia timori sono anellidi filiformi (filarie) appartenenti alla famiglia degli onchocercidae, che vengono trasmesse da culicidi del genere Culex, Aedes, Anopheles (eccetto quelle specie proviste di dentelli molto sviluppati a livello dell’esofago, utili a lisare l’eritrocita rendendo digeribile l’emoglobina. Gli stessi dentelli sono in grado di triturare le filarie, e sono presenti sia in alcune specie di Anophele che di Culex). B. malay è presente in due biotipi (distinguibili con studi isoenzimatici), uno aperiodico che ha come vettore la sp. Mansonia uniformis che costituisce essenzialmente una zoonosi e colpisce per lo più gatti e scimmie (raramente l’uomo), l’altro periodico notturno trasmesso da uomo a uomo da zanzare del genere Anopheles in zone rurali, causa di un’importante parassitosi che generalmente colpisce gli arti inferiori( in modo meno invalidante rispetto a Wurchereria bancrofti). La parassitosi di cui sono causa è una filariosi linfatica, detta così in virtù del fatto che i nematodi si localizzano a livello dei gangli linfatici, che generalmente non sono in grado di superare. Di seguito descriviamo il ciclo vitale di Wurchereria bancrofti. In questa specie è evidente il dimorfismo sessuale, con maschi lunghi circa 4 cm e 0,1 cm di diametro, e femmine che possono raggiungere i 10 cm di lunghezza e 0,3 cm di diametro. Le microfilarie sono più piccole (ordine del micrometro) e presentano una guaina. All’atto del pasto ematico su un soggetto infetto, l’insetto introduce anche le micro filarie, che giunte nell’intestino del vettore perdono la guaina e si spostano a livello dei muscoli del torace; qui, anche grazie agli abbondanti metaboliti presenti, le larve compiono due mute raggiungendo la forma infestante (dopo circa 13 giorni) che migra a livello della proboscide. A questo punto, quando la zanzara effettuerà il pasto ematico, le micro filarie penetreranno nell’ospite definitivo attraverso la soluzione di continuità prodotta a livello della cute. Nel caso specifico di W. Bancrofti l’unico ospite definitivo conosciuto è l’uomo, ed i vettori sono Culex pipiens e C. quinquefasciatus per la forma periodica, Anopheles gambiae e alcune specie del genere Aedes (tranne A. aegypti) per la forma aperiodica. All’interno dell’ospite definitivo le microfilarie compiono ancora due mute prima di trasformarsi in adulti stanziandosi a livello dei vasi linfatici. Le prime micro filarie sono riscontrabili nel sangue periferico dopo circa un anno. Durante questo periodo i nematodi compiono mute e sensibilizzano l’ospite anche in corrispondenza della morte di qualche individuo che richiama fagociti e scatena reazioni di tipo allergico, con episodi febbrili e marcata eosinofilia. Periodicamente, in seguito a queste reazioni ripetute, è possibile riscontrare linfangiti e linfadeniti che, ripetendosi nel tempo, possono portare alla formazione di varici linfatiche. Nell’arco di qualche anno attorno ai nematodi morti si determina una reazione granulomatosa che porta all’ispessimento dell’endotelio del vaso e all’ostruzione dello stesso e, più raramente, a elefantiasi che colpisce per lo più gli arti inferiori e lo scroto nell’uomo, mentre nella donna può interessare le mammelle.


Distribuzione geografica

  • Wuchereria bancrofti: zona tropicale fino al 41° parallelo nord, isole del Pacifico
  • Brugia malay: Asia sud-orientale
  • Brigia timori: isole della Piccola Sonda

Sintomi

  • Eosinofilia marcata (aumento degli eosinofili)
  • Rialzo termico (non al di sopra dei 39 gradi)
  • Ingrossamento linfonodi
  • Chiluria (urine di aspetto lattescente per la presenza di chilo) dopo qualche anno dall’infestazione
  • Elefantiasi (ispessimento di cute e sottocute con formazione di masse che possono pesare fino ad 80 kg)

Diagnosi

La diagnosi di laboratorio si basa sulla ricerca delle micro filarie nel torrente ematico su campioni di sangue fresco o su preparati a goccia spessa o anche dopo concentrazione su membrana filtrante (metodo che consente di evidenziare anche basse concentrazioni di parassiti). È fondamentale scegliere opportunamente il momento del prelievo, perché se non si rispetta la periodicità del parassita non si ritroveranno filarie nel sangue periferico. Quindi nelle specie a periodicità notturna di W. Bancrofti il prelievo deve essere fatto tra le 24 e l’ 1, periodo in cui si ha la massima concentrazione di filarie nel sangue periferico ( durante il giorno i parassiti si localizzano a livello dei vasi polmonari). Nella forma aperiodica invece i parasiti sono presenti nel circolo periferico sia di notte che di giorno.


Trattamento

I farmaci utilizzati per la profilassi sono impiegati anche per il trattamento: si tratta di dietilcarbamazina, molto attiva sulle micro filarie e anche sulle femmine adulte, e ivermectina, microfilaricida. Alcuni studi riportano la possibilità di “sterilizzare” adulti di zanzare che si nutrono a spese di un ospite in trattamento con ivermectina. Naturalmente sono di fondamentale importanza tutte le misure di “protezione” e la lotta contro i vettori (purtroppo Culex quinquefasciatus è resistente a quasi tutti gli insetticidi ed è anche la principale responsabile della trasmissione della parassitosi). Il trattamento chirurgico, con rimozione del “granuloma” che ostruisce il vaso linfatico, si rende talvolta necessario in caso di elefantiasi.


FILARIOSI POLMONARE (DIROFILARIA)

Dirofilaria repens e Dirofilaria immittis sono filariosi che colpiscono cani e gatti, e talvolta anche l’uomo che vive a contatto con animali infetti. I vettori sono zanzare del genere Culex, Anophele, Aedes. La dirofilariosi umana in molti paesi (sud Europa) sta assumendo i caratteri di una zoonosi. Il più delle volte nell’uomo l’infestazione passa sotto silenzio, anzi ad esempio nel caso di D. repens non si rileva microfilariemia, anche se i nematodi possono raggiungere ragguardevoli dimensioni (fino a 15 cm) e si localizzano in noduli sottocutanei, pruriginosi e non soggetti a ulcerazione. In questi casi il trattamento è chirurgico con asportazione del nodulo. Dirofilaria magalhaesi ha come ospite definitivo l’uomo e si localizza a livello del ventricolo sinistro. Dirofilaria immittis è l’agente della filariosi cardiopolmonare in cani e gatti nei quali si localizza a livello dei vasi polmonari e del ventricolo destro, causando spesso gravi danni. Accidentalmente può esserne colpito anche l’uomo (se a contatto con un reservoir), ma in un soggetto immunocompetente l’infestazione viene immediatamente bloccata, e come segni dell’avvenuto contatto restano dei noduli radiopachi; in soggetti immunocompromessi invece il parassita può svilupparsi ed ha la stessa localizzazione che presenta negli animali. Nell’uomo la diagnosi si basa essenzialmente sull’esame radiologico per evidenziare la presenza di noduli ed eventualmente sulla biopsia degli stessi.In linea di massima il ciclo vitale inizia con un pasto ematico della zanzara su ospite infetto; all’interno dell’insetto i nematodi maturano e migrano a livello della proboscide. Al successivo pasto ematico si ha l’infestazione dell’ospite definitivo nel quale, dopo due mute, le filarie raggiungono la maturità e si localizzano a livello polmonare e/o cardiaco. I tempi di tale processo variano a seconda della risposta dell’ospite (circa 3 mesi) e nel frattempo non si hanno sintomi.


FILARIA NEL CANE

Sintomi

 

  • Pelo opaco
  • Dimagramento
  • Affaticamento
  • Apatia
  • Tosse e difficoltà respiratorie
  • Ascite (raccolta di liquido a livello addominale)
  • Improvvisa perdita di coscienza

Diagnosi

Test ematochimici per ricercare le micro filarie (antigeni). Ecocardiografia e radiografia del torace per stabilire la classe di rischio (III grave, IV esito spesso infausto)


Terapia

Se si decide per il trattamento bisogna iniziare circa due settimane prima della terapia specifica a somministrare farmaci antinfiammatori (in genere aspirina) e proseguire anche per il mese successivo alla cura (per minimizzare il rischio tromboembolico). Il cane viene poi ricoverato per 24-48 ore e si procede a due successive inoculazioni intramuscolo di melarsomina (a distanza di 24 ore). Durante il trattamento il cane deve stare a riposo per non sovraccaricare l’apparato cardiocircolatorio.


Profilassi

Innanzitutto bisogna accertarsi se il cane è già stato infestato o meno, perché nel primo caso la profilassi può essere letale. I farmaci generalmente usati sono:

  • ivermectina
  • felamectin
  • mibenicina
  • moxidectin (è in studio una molecola che richiede una singola somministrazione annua)

FILARIA NEL GATTO

Rispetto al cane, nel gatto c’è una risposta immunitaria più pronta che in genere porta alla distruzione del parassita, tanto che è difficile osservare individui completamente sviluppati. A ciò si aggiunge il fatto che sembra che il gatto sia meno “appetibile” per le zanzare rispetto al cane, e quindi venendo meno punto diminuiscono le occasioni di infestazione. Resta comunque il fatto che anche il gatto può contrarre questa parassitosi e, proprio in virtù della pronta risposta immunitaria, può andare incontro a morte improvvisa o sviluppare malattie croniche invalidanti.


Sintomi

 

  • Anoressia, apatia
  • Tosse, rantoli, dispnea
  • Soffi cardiaci, sincope
  • Epistassi
  • Vomito e diarrea
  • Atassia, crisi convulsive, scialorrea (salivazione abbondante)
  • Embolia polmonare (che porta a morte improvvisa; in effetti nel gatto spesso l’infestazione è asintomatica fino a quando poi si manifesta con improvvisa morte dell’animale)

Diagnosi

Nel caso del gatto i test antigenici non sono molto attendibili( a causa del basso tasso di microfilariemia). Esistono test specifici per gatti che ricercano gli anticorpi antifilaria; la positività al test ci dice che è avvenuto il contatto, non necessariamente se l’animale è infetto. D’altra parte la negatività al test non necessariamente deve farci escludere la possibilità di infezione, in quanto esistono filarie che danno un basso livello anticorpale; la questione è quindi abbastanza complessa, e oltre all’anamnesi ci si avvale di esami strumentali, quali l’ecocardiografia e la radiografia del torace.


Terapia

La terapia è fondamentalmente sintomatica (vomito, diarrea, disturbi respiratori) e fa uso di corticosteroidi per modulare la risposta immunitaria così da alleviare i disturbi che ne conseguono. La terapia adulticida non ha molto successo e anzi può rivelarsi fatale per il gatto, e lo stesso dicasi nel caso di rimozione chirurgica del nematode (c’è la possibilità di causare lesioni alla filaria o, di avere individui morti nel caso di terapia medica, ed in entrambi i casi la risposta immunitaria potrebbe uccidere il gatto). Alcuni studi riportano una differenza non significativa tra il numero di soggetti morti tra gatti trattati e gatti non trattati.


Profilassi

In questo caso esistono diverse posizioni riguardo la necessità di effettuare il test prima di iniziare la profilassi, ma è comunque sempre meglio farlo. In linea di massima la profilassi si effettua con ivermectina (dosaggio in base al peso) da somministrare una volta al mese nel periodo di esposizione alle zanzare.