Attenzione: le informazioni ed i consigli riportati in questa sezione hanno carattere puramente divulgativo e non sostituiscono la consulenza medica.
Thaumetopoea pityocampa (Processionaria del pino)
Adulti di colore grigio scuro, con una caratteristica formazione frontale a “cresta di gallo” utilizzata per uscire dal bozzolo. L’apertura alare è di circa 35-50 mm, le antenne presentano dimorfismo sessuale, essendo filiformi nelle femmine e bi pettinate nei maschi. Il primo paio di ali sono grigie con 2-3 strie trasversali più scure (non sempre distinguibili). Il secondo paio di ali è grigio-chiaro o bianco con una macchia nera o marrone scuro a metà del margine anale. Le forme adulte sono presenti da metà giugno a inizio settembre, con la massima presenza di individui in luglio-agosto e prevalente attività di volo notturna, e hanno vita piuttosto breve (1-3 giorni). Dopo la fecondazione le femmine depongono le uova. Queste ultime sono sferiche, di circa 1 mm, e vengono deposte a manicotto (di color grigio argento) attorno a due aghi di pino affiancati, partendo dalla base ed estendendosi per 4-5 cm di lunghezza. Dopo circa 28-42 giorni escono le larve di prima età, caratterizzate da colore giallo-verde con capo nero lucente. Queste, gregarie, si spostano in modo caratteristico (da qui il nome “processionaria”) verso le parti più alte della pianta dove si nutrono e costituiscono “pre-nidi”, cioè nidi temporanei che vengono abbandonati quando si spostano per nutrirsi in altre parti della pianta. In settembre le larve raggiungono la III età, hanno colorazione grigio-ardesia sul dorso e giallastra ai lati. Dorsalmente hanno peli corti e rossicci, raccolti in ciuffi su tubercoli, mentre lateralmente ci sono peli più lunghi di colore grigio-bianco. Al centro degli uriti sono poi presenti cavità dette “specchi”, contenenti fino a 100.000 peli urticanti rossicci, di circa 0,10-0,15 mm e provvisti di micro barbule. Esse si spostano di notte con temperature superiori a 0° C. Alla fine di settembre, le larve, sempre gregarie, costruiscono un nido durevole (nido d’inverno) dentro al quale passano l’inverno completando le mute. Entro febbraio raggiungono la V età che arriva a maturazione a fine maggio. A questo abbandonano il nido spostandosi in processione verso il suolo, interrandosi a profondità comprese tra 5-20 cm. Una volta interrate formano il bozzolo in cui avviene la metamorfosi in crisalide dopo circa 15 giorni. La crisalide è di colore bruno-rossastro con “cremaster” biuncinato. Per mantenere il ritmo annuale degli sfarfallamenti (che avvengono nell’estate successiva) dopo la metamorfosi si ha un periodo di diapausa inversamente proporzionale alla durata dello sviluppo larvale. Le crisalidi possono anche entrare in “superpausa” (fino a 4 anni!), restando in letargo e mantenendo i focolai di infestazione.
Thaumetopoea processionea (Procesionaria della quercia)
Questa specie, per i “profani” dell’entomologia, non è facilmente distinguibile dalla precedente. Viste di fronte, al di sotto delle squame, è presente una sorta di processo arrotondato e non a forma di cresta. Le femmine hanno antenne filiformi mentre nei maschi sono pettinate. Le ali anteriori sono grigio-scure mentre le posteriori sono grigio-giallastre. La larva matura è lunga circa 30-40 mm e di colore grigio-bruno; il capo è scuro, il ventre è grigio-verdastro e sui lati assume color grigio-cenere. Gli adulti hanno abitudini notturne e sfarfallano in luglio-agosto. Le femmine, una volta fecondate, in genere dispongono le uova sui rametti di una quercia in gruppi di 30-300 elementi, ricoperti da squame grigiastre. Entro l’autunno si completa lo sviluppo embrionale ma le larve attendono che si formino le gemme nuove (aprile-maggio) sulla pianta per uscire dall’uovo. Fino al III stadio si nutrono erodendo le foglie (non formano pre-nidi sericei). Le larve del III stadio presentano, a livello del VII e VIII segmento addominale, specchi urticanti. A partire da questo stadio fino al V vivono gregariamente per poi formare un grosso nido (in genere verso giugno) composto dalle secrezioni sericee e dai resti delle mute, che rimane sul tronco, in genere alla base di grossi rami. Il nido viene utilizzato come riparo durante il giorno e durante le mute. Le larve del IV stadio presentano specchi urticanti dal I all’ VIII segmento addominale. In luglio le larve, all’interno del nido, si trasformano in crisalide, che matura in circa un mese (alcune possono andare in diapausa ed attivarsi dopo 3 anni). Questa specie può anche essere considerata più pericolosa della precedente in quanto posiziona il nido anche piuttosto in basso e quindi è più facile venirci a contatto.
Sintomi
A parte il contato diretto con i peli urticanti delle larve, anche i nidi rappresentano un pericolo per la salute dell’uomo e di altri animali. Infatti i nidi contengono esuvie delle precedenti mute e, quindi, resti di peli urticanti; questi possono anche essere trasportati dal vento soprattutto nelle zone ad elevata infestazione. I peli urticanti presentano un secreto composto da istamina, proteasi, serotonina e varie proteine allergiche tra cui la “thaumetopoeina”. Il contatto con gli occhi porta ad oftalmie anche serie. Se inalati i peli possono dare disturbi respiratori e sensazione di soffocamento. Ovviamente se il soggetto è allergico al secreto dei peli ne possono derivare importanti reazioni sistemiche.
Trattamento
Se si viene a contatto con i peli urticanti è bene cercare di evitare di grattarsi. Prima di tutto bisogna lavare la parte interessata con acqua fredda corrente per eliminare i peli senza romperli (eventualmente si può utilizzare nastro adesivo per eliminare le “rimanenze”). Poi è necessario trattare la zona con corticosteroidi topici per ridurre l’intensità delle reazioni cutanee. E’ possibile, per alleviare la sintomatologia, eseguire impacchi freddi. Guarigione in circa 10 giorni. In caso di lesione oculare si può subito eseguire un lavaggio forzato a palpebra aperta dell’occhio ma bisogna, comunque, rivolgersi ad un oculista. In caso di inalazione per soggetti non allergici, che manifestano difficoltà respiratorie, si procede alla somministrazione di ossigeno in associazione a broncodilatatori e ad una copertura cortisonica sistemica.
Disinfestazione
La presenza della processionaria rappresenta un problema rilevante di salute pubblica. A seconda del periodo dell’anno, le azioni di “lotta alla processionaria” saranno differenti tenendo conto dello stadio evolutivo della larva. In linea di massima si utilizzano più strategie in associazione.
Tra i metodi più utilizzati citiamo:
- Asportazione nidi permanenti: nel periodo tardo autunnale (tra novembre e febbraio) si asportano manualmente i nidi, recidendo la porzione di ramo su cui c’è il nido stesso. Durante questa operazione è necessario coprirsi in maniera adeguata per evitare il contatto con i peli urticanti. Il ramo viene inserito in un sacco di carta che, una volta pieno, verrà bruciato. Se il nido è posto su un ramo che porta una gemma apicale, questo non deve essere reciso (si danneggerebbe la pianta). In tal caso il nido va disorganizzato e irrorato con prodotti a base di deltametrina.
- Utilizzo di feromoni: vengono utilizzati feromoni sessuali femminili (esempio il pitlure a base di 2-13-esadecen-11-in-1il-acetato) con cui si impregnano pannelli collanti o trappole ad imbuto. Questi feromoni attirano i maschi che vengono catturati.
- Lotta biologica: vengono usati predatori naturali di larve di processionaria. A esempio si utilizzano prodotti contenenti Bacillus thurigiensis kurstaki alla comparsa di larve di prima età (agosto-settembre). Altri predatori naturali sono: Phryxe candata e Compsilura concinnata (ditteri tachinidi), Erigorgus fermorator (imenottero), Calosoma sycophanta (coleottero) e alcune specie di formica. Sono già stati registrati casi di buona riuscita di disinfestazione mediante l’introduzione di acervi di Formica rufa.
- Mezzi chimici: sulle larve di prima generazione (agosto-settembre) si può utilizzare il diflubenzuron . Su larve non riparate nei nidi (agosto-ottobre) sono indicati i piretro idi. Esistono comunque diversi prodotti in commercio (MAC tebufenozide, Spinosad).
Qualunque intervento va preceduto da un attento sopralluogo per valutare l’entità dell’infestazione. La presenza va segnalata al Servizio Fitosanitario Nazionale ed al Corpo Forestale dello Stato. In linea di massima il protocollo di intervento prevede almeno due metodologie che colpiscano l’infestante in due diversi stadi evolutivi.