Attenzione: le informazioni ed i consigli riportati in questa sezione hanno carattere puramente divulgativo e non sostituiscono la consulenza medica.
FAMIGLIA FORMICIDAE
I rappresentanti di questa famiglia hanno importanza dal punto di vista igenico-sanitario in quanto possono infestare magazzini di alimenti, abitazioni, etc. fungendo come vettori di vari patogeni (nematodi, batteri…). L’eventuale singola puntura non riveste generalmente (eccetto nel caso di shock anafilattico) interesse medico, mentre diverso è il caso di punture multiple; ad esempio nel caso in cui un soggetto, accidentalmente, si sia avvicinato troppo ad un formicaio. Per quanto riguarda la sintomatologia indotta possiamo riscontrare delle variazioni a seconda della specie considerata.
Tra le specie più comuni citiamo:
- Crematogaster scutellaris: scavano gallerie nel legno e sono piuttosto aggressive. Generalmente morde. Anche se possiedono aculeo debole e poco attivo la loro puntura è dolorosa e lascia una zona eritematosa e ipertermica che guarisce in 24 ore.
- Myrmica rubra: diffusa in tutta europa e dotata di robusto aculeo a cui sono colegate le ghiandole velenifere. La puntura è dolorosa e lascia un’area circolare ipertermica che regredisce in poche ore.
- Formica rufa: questa specie, che si trova spesso nei boschi di aghifoglie, non ha il pungiglione. Se minacciata “spruzza” acido formico (anche a notevole distanza) molto nocivo per la pelle; ne risultano chiazze eritematose ed ipertermiche e, soprattutto con il caldo il problema si fa ancora più grave. Se lo spruzzo arriva agli occhi si può anche avere cecità temporanea (anche per più di 12 ore).
Altre specie di interesse medico sono:
- Iridomyrmex humilis: è originaria dell’America latina ed è stata importata in Europa in tempi recenti. In genere morde nel sonno e lascia ponfi di circa 8-10 mm di diametro eritematosi e pruriginosi, dovuti all’azione dell’iridomirmecina (solitamente utilizzata per uccidere altri insetti).
- Monomorium pharaonis: è una specie onnivora dalle abitudini notturne che infesta diversi ambienti in cui sono presenti sostanze zuccherine. Ad esempio sono riportati casi di infestazioni nei reparti di maternità degli ospedali. I danni su un adulto sono limitati ma sono citati, in letteratura, dei casi di attacchi a neonati in incubatrice con corrosione della mucosa dei padiglioni auricolari e dei margini palpebrali. Inoltre con il morso possono essere veicolati diversi patogeni.
- Solenopsis spp. (formiche del fuoco): diffuse in America, Africa, Cina, Australia. Hanno un robusto pungiglione con cui inoculano un veleno costituito da solenanina, un alcaloide con attività emolitica e citotossica. La puntura provoca un dolore urente che regredisce dopo 20 minuti, dopo i quali compare (entro 24 ore) una vescica contenente siero, circondata da un’area edematosa e ipertermica. E’ ben visibile il punto di entrata dell’aculeo al centro della papula. Dopo circa 48 ore si forma un’ulcera (che può infettarsi) che può permanere per diversi giorni. In seguito ad attacchi multipli (esempio contadini) si hanno sintomi gastroenterici, disturbi visivi, diaforesi, febbre.
- Pachycondyla chinensis: presente in Asia. La puntura è simile a quella di ape e non sono infrequenti casi di reazioni anafilattiche sistemiche.
Cosa fare in seguito a punture di Formica?
In genere è sufficiente lavare accuratamente la zona colpita e disinfettarla con sali quaternari di ammonio. Nel caso della Formica rufa, oltre alla disinfezione, è utile applicare pomate antinfiammatorie. Se la zona colpita è quella degli occhi e necessario procedere ad un lavaggio a palpebra aperta e alla somministrazione di un collirio antinfiammatorio e, al più presto, portare il soggetto colpito ad un controllo specialistico.